Si verifica, sempre più di frequente, una circostanza, che sono solita definire, di accanimento dietetico, una pratica, a dir poco crudele, nonché inefficace, a cui si sottopongono intere schiere di individui che, nel contesto di un percorso di dimagrimento, insoddisfatti per la scarsa, o nulla, perdita di peso, insistono su scelte dietetiche sempre più estreme e restrittive.
L’accanimento può essere una scelta spontanea e dettata dall’incompetenza ma, di frequente, è suggerito proprio da alcuni professionisti della nutrizione che, in assenza di risultati, inaspriscono l’intervento alimentare in quei soggetti che non rispondono più ,o non rispondono affatto, ad approcci già di per sé, direi, minimalisti.
Ma allora come uscirne?
Per darci una spiegazione sensata, non dimentichiamo che il grasso corporeo, dal punto di vista evolutivo, ha rappresentato una conquista; essere dotati di una dispensa ambulante a cui attingere nei frequenti periodi di carestia vissuti dalla nostra specie,ha rappresentato una salvezza. Dunque, è per questo, che il segnale che l’organismo recepisce, in regime di semi-digiuno (dieta ipocalorica), è di prudenza e rallentamento metabolico mentre, quando il cibo è abbondante, la leptina (sostanza ormonale) invia al cervello istruzioni per innalzare i consumi.
Ancora una volta, alla luce di queste considerazioni, il concetto classico di dieta ipocalorica appare obsoleto e sorpassato: il progetto di sopravvivenza della specie umana, sfugge alla banale logica della riduzione calorica e prevede una fine regolazione ormonale che moduli i consumi metabolici e le risposte biochimiche in relazione alla quantità e qualità dei cibi introdotti ed alla composizione corporea (massa grassa, massa magra ed acqua).
Cosa succede dunque al corpo quando adottiamo un regime dietetico restrittivo protratto?
Numerosi studi evidenziano che l’attività metabolica abbia una riduzione di un’entità nettamente maggiore a quella prevista dalla sola perdita di peso (e.g. un soggetto che passi da 70 a 60 kg. avrà inizialmente un’attività metabolica ridotta rispetto ad uno che si trovi stabilmente a 60 kg di peso).
I meccanismi di cui il corpo si avvale per conservare energia, quando gliene somministriamo in quantità ridotta, sono innumerevoli e non del tutto conosciuti. Tra questi possiamo menzionare la ridotta produzione dell’ormone tiroideo triiodotironina che ha tra i suoi compiti quello di mantenere costante l’attività metabolica.
Ma un ruolo cruciale, in questo progetto di autoconservazione, è dovuto all’intervento di un altro ormone regolatore, la leptina. Questa sostanza ormonale è secreta proprio dalle cellule adipose ed ha tra le sue funzioni il compito di stimolare il metabolismo ed inibire l’appetito, in fasi di restrizione dietetica e con il dimagrimento la produzione della leptina in pochi giorni si riduce drasticamente. Ecco spiegata l’iperfagia (fame compulsiva) da dieta: la carenza di leptina aumenta smisuratamente la fame e spinge ad aumentare i consumi di cibo e a rallentare quelli metabolici.
In questo scenario, la comprensione via via più dettagliata di alcuni dei meccanismi che sono a salvaguardia della nostra specie, potrebbe far sembrare, ad alcuni, la perdita di peso un’ impresa improba e irrealizzabile, non è certamente questo il messaggio che intendo passare con queste righe.
Mi piacerebbe invece creare uno spunto di riflessione sulla gestione del proprio peso ed un invito ad una maggiore conoscenza del proprio corpo, ogni generalizzazione, precedentemente riportata, perde di significato di fronte a quelle che sono le innumerevoli variabili individuali, quelle che mi piace definire : identità biochimiche, ogni soggetto ha una propria, caratteristica, modalità di consumo dei nutrienti, dunque qualcuno gode di privilegi metabolici naturali ed altri possono intraprendere percorsi in cui essere guidati alla conoscenza di come acquisirli.
Se le vostre motivazioni sono forti allora è bene che vi guardiate in giro ed abbandoniate pacchi di diete suggeritevi dal medico, se è il caso, anche 15 anni fa: però ha funzionato proprio bene all’ epoca; non siete gli stessi di 15 anni fa e nemmeno la dietetica lo è, per fortuna, vostra e della scienza.
E quando a prezzo del digiuno ad oltranza il peso inchioda, cosa posso suggerirvi di fare?
La cosa più banale che si possa immaginare: riprendere a mangiare, almeno temporaneamente, è il solo sistema per recuperare la condizione favorevole dell’inizio di una dieta.