Il fruttosio è un “veleno” per il fegato dei bambini.
L’abuso sistematico del fruttosio aggiunto ai cibi e alle bevande ha gli stessi effetti pericolosi dell’alcool: ogni grammo in eccesso rispetto al fabbisogno giornaliero (circa 20-25 grammi) accresce di una volta e mezza il rischio di sviluppare malattie epatiche gravi. A differenza del normale zucchero, che è il glucosio, e che viene consumato immediatamente dall’organismo, ”il fruttosio viene immagazzinato nel fegato sotto forma di grasso”.
La conferma scientifica arriva da uno studio dei ricercatori dell’area di Malattie epato-metaboliche dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù.
Il fruttosio è uno zucchero naturale presente in diversi alimenti, soprattutto nella frutta ma anche nei vegetali e in una dieta bilanciata non provoca alcun effetto negativo. Il nemico dei bambini è il fruttosio aggiunto presente negli sciroppi e come dolcificante largamente utilizzato dall’industria nelle varie preparazioni alimentari (marmellate, bevande, merendine, succhi di frutta, caramelle).
Basti pensare che una sola lattina di bevanda zuccherata contiene il doppio della quantità giornaliera di fruttosio indicata per l’età pediatrica (circa 20-25 grammi). Una merendina ne contiene mediamente il 45% in più, mentre una bottiglietta di succo di frutta poco più della metà. A differenza del glucosio, che può essere utilizzato quasi da ogni cellula del nostro corpo, il fruttosio può essere metabolizzato solo dal fegato, perché è l’unico organo in cui è presente il suo trasportatore. Nella tipica dieta occidentale il consumo di fruttosio è molto elevato, ed essendo metabolizzato esclusivamente nel fegato, finisce per danneggiarlo nello stesso modo in cui viene danneggiato dall’alcol o da altre sostanze tossiche. In pratica il fruttosio è simile all’alcool se si guarda ai danni metabolici che provoca.
‘Ora l’industria alimentare rinunci al fruttosio”: a chiederlo è Valerio Nobili responsabile di Malattie Epato-metaboliche del Bambino Gesù, a capo del gruppo di ricerca che ha scoperto la relazione fra il consumo di questo tipo di zucchero, molto usato ad esempio nelle bevande, e alcune malattie del fegato, studio appena pubblicato dalla rivista scientifica Journal of Hepatology.
In sostanza il fruttosio, spiega Nobili, ”è l’indiziato numero uno di alcune gravi malattie del fegato“.